Losanna (Svizzera)
– Il TAS (Tribunale Arbitrale dello Sport) ha respinto stamani il ricorso di 68
atleti russi, contro la decisione della IAAF di escluderli alle ormai imminenti
Olimpiadi che inizieranno a Rio De Janeiro fra poco più di due settimane. Non
si placa dunque il clima di aperta contrapposizione fra la Russia e le
istituzioni sportive internazionali, a causa del dossier Mc Laren, in circa cento pagine, paventa l’ipotesi di assunzione di sostanze dopanti da parte di alcuni
atleti russi, con addirittura la complicità del governo di Mosca!
L’intera atletica
leggera – da sempre fiore all’occhiello dello sport del gigante euroasiatico –
ad oggi è stata totalmente esclusa dal prendere parte alla prestigiosa kermesse
olimpica. Non sarà possibile assistere ad esempio alle gesta di Elena Isinbayeva
e di altre stelle, molto attese in questa importante kermesse agonistica.
Ma
oltre al forte sospetto che in questo modo si voglia spianare la strada agli
USA (ed anche ad altri paesi come Germania ed Inghilterra che stanno facendo
pressioni sulla non partecipazione della Russia) per accaparrarsi un abbondante
numero di medaglie, bisogna aggiungere nel conto anche le possibili conseguenze geopolitiche che una tale
decisione a senso unico, può avere nello scacchiere mondiale.
La decisione odierna del TAS di Losanna, ha naturalmente provocato le sdegnate reazioni
provenienti da Mosca. Per la fuoriclasse del salto con l’asta Elena Isinbayeva
è “il funerale dell’atletica leggera”, mentre il ministro dello Sport, Valery
Mutko, ha accolto con molta amarezza questa sentenza, non lesinando pesanti
accuse nei confronti di chi sta spingendo nel senso di prendere una decisione
senza precedenti. “Siamo in presenza – è andato giù durissimo - di una sentenza
politicizzata, ed al tempo stesso di una IAAF corrotta! Lo scandalo è iniziato da loro! I dirigenti russi
prenderanno in considerazione quali misure adottare, alla luce di questa
pronuncia. Si è creato un pericoloso precedente, con cui alcuni casi di doping
individuale sono stati volutamente trasformati in responsabilità collettiva”. Un principio, quello dell’estensione della responsabilità
collettiva, che “è difficilmente accettabile, perché si tratta di atleti che
non hanno nulla a che fare con il doping, perché i loro test sono stati
regolarmente esaminati dalle agenzie antidoping straniere” così come ha anche
ribadito il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov.
Si attende a questo
punto il verdetto finale del CIO che ha fatto sapere che esaminerà le carte
della sentenza del TAS e che si pronuncerà nei prossimi giorni.
Francesco Montanino
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