VOLLEY FEMMINILE: LA UYBA LOTTA, MA CONEGLIANO SI CONFERMA LA SCHIACCIASASSI DEL CAMPIONATO

 


UYBA VOLLEY – IMOCO CONEGLIANO 1-3 (25-22, 20-25, 20-25, 19-25)

UYBA: BRACCHI 12, FINI, PIVA 8, FIELDS, LUALDI 10, SARTORI 12, CARLETTI 4, FROSINI 9, GIULIANI, ZANNONI (L), SOBOLKA, VALKOVA, BOLDINI 5, MASPERO (L). ALL.: BARBOLINI.

IMOCO CONEGLIANO: PIANI 10, PLUMMER 1, ROBINSON-COCK 4, SQUARCINI 16, DE KRUJF, GENNARI 15, LUBIAN 11, DE GENNARO (L), HAAK, BUGG 3, WOLOSZ, LANIER 15, FAHR, BARDARO (L). ALL.: SANTARELLI.

ARBITRI: Mesiano e Giardini

Note: Spettatori: 3196. Battute punto Busto Arsizio: 1. Battute sbagliate Busto Arsizio: 8. Battute punto Conegliano: 5. Battute sbagliate Conegliano: 16. Durata set: 28’, 26’, 23’, 23.

Busto Arsizio - La UYBA chiude il proprio campionato, come da pronostico, con una sconfitta contro le campionesse d’Italia in carica della Imoco. Al cospetto della corazzata Conegliano (imbattuta in campionato e favorita numero uno per l’ennesima riconquista del titolo), le biancorosse hanno provato a regalare un’ultima gioia ai propri tifosi per terminare in bellezza una stagione travagliata e costellata da non poche difficoltà. Ma hanno dovuta fare i conti con la volontà delle detentrici dello scudetto in carica, di non lasciare nulla alle avversarie di turno.

Il 3-1 finale con cui le venete si sono imposte, racconta di una gara giocata comunque bene da Busto Arsizio che ha tenuto dignitosamente il campo, finché le forze glielo hanno permesso: dopo il primo set vinto con merito, alla distanza sono emerse le indiscutibili doti tecniche delle trevigiane, che hanno chiuso la regular season senza sconfitte, confermando – casomai ce n’era ancora bisogno - di essere un vero e proprio rullo compressore.

A conti fatti può anche andar bene così, considerando le premesse tutt’altro che rassicuranti con le quali era nata la stagione con l’avvio choc che vedeva le farfalle relegate in fondo alla classifica, e con il serio rischio di retrocessione in A2. Il clamoroso e inopinato addio di Velasco che ha preferito abbandonare la nave, in un momento particolarmente delicato, sembrava far presagire davvero il peggio. Ipotesi tutt’altro che campata in aria, dal momento che bisognava difendere la categoria con una squadra totalmente rinnovata e ringiovanita, composta da atlete volenterose ma con poca esperienza e quasi nessun ricambio all’altezza in grado di far rifiatare chi ha tirato la carretta.

Gli avvicendamenti in panchina di Cichello e Barbolini hanno permesso di raggiungere l’obiettivo, seppur in maniera tribolata. La scelta di intraprendere un nuovo progetto economicamente sostenibile ha comunque pagato, anche se soltanto alla penultima giornata di campionato si è potuto festeggiare il traguardo minimo stagionale di una salvezza sofferta, grazie ai risultati delle dirette concorrenti Bergamo e Cuneo, e che adesso pone alcune riflessioni in seno al sodalizio di via Gabardi. Chiamato a programmare una prossima stagione in cui ottenere risultati sicuramente più congrui alle aspettative e al blasone di una piazza che nel 2012 festeggiava uno storico triplete. Tempi sicuramente lontani, ma che in molti da queste parti non hanno affatto dimenticato.

Iniziano a circolare nomi anche importanti come quello di Caprara in panchina e della Obossa nel ruolo di opposto, ma soltanto nelle prossime settimane si capirà quali saranno le fondamenta su cui sarà costruita la UYBA 2024/25. Da quello che filtra, sembra che il progetto incentrato sulle giovani dovrebbe proseguire ed essere anzi puntellato dalla presenza di atlete in grado di apportare un prezioso contributo in termini di esperienza e di rotazioni per un roster, apparso numericamente corto nei suoi ricambi quando poteva essere fatto il salto di qualità. Con l’intento, quantomeno, di ottenere una salvezza sicuramente più tranquilla, magari strizzando l’occhio anche alla zona playoff.

Tornando al match contro l’Imoco Conegliano, capolista e dominatrice assoluta della regular season, nel primo set le biancorosse – sospinte da un Palayamamay per l’occasione pieno – partivano molto bene costringendo le ospiti (in campo con le seconde linee) a una serie di errori che costringevano Santarelli a spendere il primo minuto di sospensione della serata (8-3): le pantere reagivano e iniziavano a macinare il proprio gioco, dimezzando lo svantaggio (10-8 e time-out chiamato stavolta dalla panchina biancorossa). Un ace della Bugg ripristinava la parità (10-10) e il set scorreva sul filo dell’equilibrio con le due squadre punto a punto. Le bustocche provavano di nuovo l’allungo con Piva che trovava il muro out di Conegliano (19-15 e secondo time-out delle gialloblù), che però si aggrappava alle giocate della Lanier per non perdere contatto. Il finale di frazione era in volata, con l’errore in battuta della stessa Lanier che regalava il set-ball alle biancorosse: Bracchi metteva a terra al primo tentativo e così le farfalle, un po' a sorpresa ma con pieno merito, si portavano avanti (25-22).

Nel secondo set, arrivava la reazione delle campionesse d’Italia in carica che partivano con un piglio sicuramente differente, ma le biancorosse non stavano certo a guardare e con un muro della Boldini, mettevano addirittura il muso avanti (7-6). Si andava avanti punto a punto, fino a quando due errori in attacco della Piva, non costringevano Barbolini a spendere il primo minuto di sospensione a sua disposizione (11-13). Conegliano continuava a spingere, soprattutto con la Lanier (13-17) e la Squarcini (16-20), e al primo tentativo un ace della Lubian, ripristinava la parità nel conto dei set (20-25).

Il terzo parziale si apriva con una serie di errori in battuta delle venete (alla fine del set saranno ben 6) che permettevano alla UYBA di portarsi anche avanti (8-6). Le ospiti continuavano a forzare in battuta con la Lanier che piazzava due ace di fila della Lanier (8-8) che approfittava di altrettanti errori di posizionamento della Piva e della Bracchi. Come nelle precedenti frazioni, le squadre lottavano punto a punto, ma due errori in attacco di Frosini e Bracchi permettevano alle ospiti di allungare (14-17 e time-out chiamato da Barbolini). Nei momenti topici, emergeva il maggior tasso tecnico e l’esperienza di Conegliano che sfruttava gli errori in attacco delle biancorosse per piazzare il break decisivo (17-23) grazie anche all’ex di turno Gennari. Una veloce anticipata di Bugg regala il set alle gialloblù, al secondo tentativo utile (20-25), ribaltando la situazione.

Il quarto e ultimo set ricalcava i precedenti, con le biancorosse che provavano generosamente a trascinare la gara al tie-break: si lottava su ogni pallone, anche se non mancavano gli errori da una parte e dall’altra. Il grande equilibrio sul parquet, era spezzato dalla Cook e dalla Squarcini (17-20 e time-out UYBA) che piazzavano la spallata che si sarebbe poi rivelata decisiva. Busto Arsizio non ne aveva più, e così a Conegliano bastava mantenere alto il livello del proprio gioco, per aggiudicarsi l’incontro. A mettere il punto esclamativo sulla gara era la ex Gennari (19-25), che trovava un muro out al secondo match-point.

Finita la gara, partiva la festa con il pubblico accorso al Palayamamay che acclamava le biancorosse, tributandole l’applauso con cui era dato l’arrivederci alla prossima stagione. I risultati della giornata odierna hanno poi definito anche la griglia di partenza dei playoff con Scandicci che ha consolidato la seconda posizione in classifica ai danni di Milano e Cuneo che fa compagnia a Trentino, per quanto riguarda le squadre che retrocedono in serie A2. Decisivo il punto ottenuto da Bergamoal tie-break contro Scandicci che permette alle orobiche di mantenere all’ultimo respiro la categoria, a scapito delle piemontesi.

Questa la classifica finale: Conegliano 75, Scandicci 63, Milano 60, Novara 56, Chieri 48, Pinerolo 37, Megabox Vallefoglia 37, Roma 37, Casalmaggiore 31, Firenze 30, Busto Arsizio 24, Bergamo 19, Cuneo 18, Trentino 11.

Francesco Montanino


VOLLEY, SERIE A1 FEMMINILE: LA UYBA STENDE FIRENZE E VEDE LA SALVEZZA VICINA

 



UYBA BUSTO ARSIZIO – IL BISONTE FIRENZE 3-1 (25-16, 25-20, 20-25, 25-18)

E-WORK BUSTO ARSIZIO: BRACCHI 16, FINI (L) ne, PIVA 18, FIELDS 5, LUALDI 9, SARTORI 11, CARLETTI 1, FROSINI,GIULIANI, ZANNONI (L), SOBOLSKA ne, VALKOVA, BOLDINI 9. ALL.: CICHELLO.

IL BISONTE FIRENZE: ACCIARRI, RIBECCHI ne, ISHIKAWA 22, LEONARDI (L), BATTISTONI, ALSMEIER 10, CESE’ MONTALVO 1, KIPP 14, LAZIC, MAZZARO 7, GRAZIANI 6, AGRIFOGLIO, KRAIDUBA 4. ALL.: PARISI.

 


ARBITRI: Cappello e Saltalippi.

Note: Spettatori: 3146. Durata set: 23’, 25’, 25, 23’. Battute punto Busto Arsizio: 3; Battute sbagliate Busto Arsizio: 5; Battute punto Firenze: 5; Battute sbagliate Firenze: 5.

Busto Arsizio – La UYBA torna al successo pieno e conquista – al cospetto di Firenze - tre punti di capitale importanza nella lotta per non retrocedere, al termine di un match ben giocato dalle ragazze di coach Cichello che hanno anche offerto sprazzi di ottima pallavolo. Nulla da fare, invece, per Firenze apparsa troppo discontinua nonostante una Ishikawa (top-scorer del match con ben 22 punti) che ha letteralmente predicato nel deserto.

Una vittoria importante per Busto Arsizio, reduce da ben quattro k.o. di fila e quantomai affamata di punti da conquistare al cospetto dei propri tifosi che adesso possono guardare con maggiore fiducia alla parte finale della stagione.

Nel primo set, partivano bene le ospiti grazie alle battute della Kipp che creavano non pochi problemi alla ricezione biancorossa, costringendo Cichello a spendere il primo time-out della serata (2-6). Una volta scrollati di dosso gli impacci iniziali, la reazione delle farfalle però non si faceva attendere con le soluzioni di attacco che iniziavano a diventare sempre più efficaci. La Piva suonava la carica e la Bracchi iniziava a trovare maggiore continuità, sotto rete. La rincorsa culminava con un muro della Fields, che ripristinava la parità (9-9 e minuto di sospensione chiamato stavolta dall’ex Parisi). Le toscane ci mettevano pure del loro con un’invasione e un errore in attacco della Ishikawa, valevano addirittura il +3.

Le ragazze di Cichello tenevano il piede pigiato forte sull’acceleratore grazie a una Shields scatenata, e non solo a muro, con la statunitense esaltava il pubblico accorso al Palayamamay. Il trend del set non cambiava nemmeno dopo che Parisi chiamava il secondo time-out, perché era dal servizio che la UYBA metteva ulteriormente in ambasce la ricezione fiorentina (19-12, con ace della Bracchi). Il parziale ormai era tutto dalla parte delle bustocche che chiudevano agevolmente, al primo tentativo con un attacco vincente della Bracchi, murato fuori (25-16).

Nel secondo set, uno spettacolare salvataggio della Boldini seguito da un attacco vincente della Fields certificavano il primo strappo firmato dalle biancorosse (6-3) che lottavano su ogni pallone e rimandavano al mittente tentativi di riscossa delle toscane (10-5, con due muri di fila della Boldini e della Lualdi). Le fiorentine continuavano a essere totalmente fuori dal match, collezionando errori su errori e apparendo talvolta anche svagate. Parisi provava a scuotere le sue che avevano una reazione di orgoglio, e con due muri di fila della Graziani provavano a ricucire lo strappo (14-10 e time-out chiamato da Cichello). Rintuzzato il tentativo di rimonta, la UYBA riprendeva a macinare il proprio gioco e una pipe della Sartori ripristinava le sette lunghezze di distacco (19-12 e secondo time-out chiamato dalla panchina biancoblù). Parisi richiamava in panca la Alsmeier inserendo la Lazic: la mossa permetteva di recuperare qualcosa, ma era la Fields con una pipe a spegnere sul nascere ogni velleità di riscossa delle ospiti (23-16) che annullavano un match-point prima di alzare bandiera bianca con un errore in attacco della Kraiduba (25-20).

Nel terzo set, c’era maggiore equilibrio con Firenze che provava a scuotersi dal torpore dei primi due parziali e Busto Arsizio che, almeno inizialmente, rispondeva colpo su colpo, rintuzzandone i tentativi di allungo: nelle fila toscane, era la Ishikawa a trovare soluzioni offensive efficaci, mentre dall’altro lato del campo erano sempre le solite Bracchi e Sartori a martellare la ricezione avversaria, da ogni posizione. Il testa a testa proseguiva, sino a quando le fiorentine non realizzavano un break di sei punti di fila (16-20), approfittando di un calo di concentrazione delle biancorosse che commettevano diversi errori. Era l’allungo decisivo, perché un errore in attacco della Piva permetteva a Firenze di conquistare il set e di riaprire il match (20-25), al secondo tentativo.

Il fantasma di un possibile prolungamento al tie-break, così come accaduto alcune settimane fa con Pinerolo, iniziava ad aleggiare nel Palayamamay. E l’inizio del quarto set sembrava avvalorare questa sensazione, con le toscane che provavano a sfruttare l’inerzia positiva portandosi subito avanti (1-4), facendo leva sugli errori commessi dalle padrone di casa. Come accaduto, nel primo parziale, le biancorosse reagivano in maniera veemente ribaltando il risultato con la Piva (premiata come MVP dell’incontro) e la Lualdi (9-6 e time-out chiamato da Parisi). Le farfalle stavolta non mollavano la presa e un errore in attacco della Alsmeier permetteva alla UYBA di conquistare un margine significativo (18-13 e secondo minuto di sospensione chiamato dalla panchina ospite): era la Bracchi a caricarsi sulle spalle le sue e a imprimere l’accelerata che si sarebbe poi rivelata decisiva (22-15). A chiudere la contesa, anche in questo parziale al secondo tentativo, ci pensava la Sartori con un attacco che il muro avversario mandava fuori (25-18).

Per effetto dei risultati di giornata, la UYBA sale a quota 21 scavando un solco di ben 8 lunghezze con Cuneo che occupa attualmente la penultima posizione in classifica. Proprio la compagine piemontese sarà la prossima avversaria delle farfalle che avranno la possibilità, con un altro successo pieno, di mettere una seria ipoteca sulla permanenza in massima serie.

 Francesco Montanino


CALCIO NAPOLI: L’ESONERO DI MAZZARRI SVOLTA DELLA STAGIONE?


Si affievoliscono ulteriormente le speranze per il Napoli di centrare il quarto posto che vale l’accesso sicuro alla prossima edizione della Champions League. Dopo la brutta sconfitta di domenica scorsa a “San Siro” contro il Milan, arriva l’ennesima prestazione deludente anche di fronte ai propri tifosi da parte di una squadra apparsa, anche stavolta, in totale confusione tattica e incapace di abbozzare uno straccio di manovra che possa definirsi tale.

L’1-1 ottenuto al cospetto di un Genoa ordinato e nulla più, alla presenza di oltre 50.000 spettatori che hanno assiepato gli spalti del “Maradona”, ha probabilmente decretato il fallimento e l’irraggiungibilità dell’obiettivo minimo stagionale. Anche perché i successi di Atalanta e Bologna, hanno portato a ben 9 le lunghezze di distanza dagli orobici e dai felsinei che, ad oggi, occupano quelli che – attualmente – sono gli ultimi due posti utilei per poter accedere alla prossima edizione della coppa dalle “grandi orecchie”. Che si annuncia come la più ricca di sempre, dal punto di vista squisitamente economico considerando i tanti milioni di euro in ballo.

Certo, restano ancora la matematica e le due gare degli ottavi di finale di Champions League da disputare contro il Barcellona a fornire argomenti a chi ancora spera in uno scatto d’orgoglio che possa dare quantomeno un senso a questi tre mesi e mezzo che ci separano dal “rompete le righe”. Ma l’impressione che si percepisce nettamente, è che neppure un miracolo di San Gennaro possa ribaltare una situazione così drammatica e – per certi versi - paradossale, come quella che si è venuta a creare dallo scorso Giugno a questa parte.

Nemmeno il più pessimista e bastian contrario dei tifosi e degli addetti ai lavori, avrebbe potuto immaginare una situazione del genere in sede di pronostici precampionato: da autentica macchina da gioco e da gol che incantava anche l’Europa, a squadra che non riesce a costruire una trama degna di questo nome e a fare gol, pur disponendo di un potenziale offensivo davvero ragguardevole.

Un’involuzione altrimenti difficilmente spiegabile, se non con le scelte a dir poco assurde e scriteriate di Aurelio De Laurentiis che – dopo averlo pazientemente creato - ha letteralmente distrutto quello che era un giocattolo perfetto. E che neppure nella sessione di mercato invernale è riuscito a non commettere errori: il non aver scelto, ad esempio, quantomeno un nuovo DS per utilizzare questi mesi che restano alla fine della stagione, si sta rivelando controproducente.

Non si tratta certo di voler attaccare umanamente e professionalmente Meluso, ma riteniamo che sarebbe stato importante sin da ora riempire questa casella con cui progettare il futuro ormai prossimo, valutando sul campo quali giocatori si meriteranno la riconferma e quali no. Se a ciò aggiungiamo anche la pessima gestione di Osimehn che è stato il primo giocatore a partire per la Coppa d’Africa, nonché l’ultimo a tornare comportandosi da vero e proprio separato in casa, si capiscono tante cose.

Diciamocela tutta: il Napoli, ormai, è allo sbando più totale. Manca chi faccia da collante fra dirigenza e giocatori, facendo capire a questi ultimi che esistono un contratto di lavoro, dei doveri da rispettare sino a quando si indossa la maglia azzurra e una tifoseria che chiede solo impegno e serietà; la comunicazione rasenta il pessimo, se non il grottesco (la dichiarazione di Lombardo, prima dell’ultima conferenza stampa prepartita di Mazzarri, che 110 conferenze stampa l’anno (ci sarebbe da chiedergli come ha fatto questo conto, ma tant’è….) si commenta da sola ed è sintomatica di un nervosismo fine a sé stesso e che di sicuro non contribuisce per niente alla causa; infine, le scelte tattiche a dir poco opinabili di Mazzarri che si ostina a tenere il belga Ngonge (che ha già salvato capra e cavoli due volte, nelle ultime settimane) in panchina, salvo poi gettarlo nella mischia solo quando è mosso dalla disperazione e il non mettere in campo la formazione con un 4-2-3-1 più logico schierando oltre al già citato Ngonge, anche Lindstroem nel ruolo di trequartista alternandosi con Kvaratskhelia sulla fascia sinistra per dare maggiore imprevedibilità in fase offensiva, sono solo la cartina di tornasole dell’inadeguatezza di un allenatore che sta riducendo in cenere, anche il ricordo positivo che molti tifosi avevano di lui, quando nel Napoli c’erano Lavezzi, Cavani ed Hamsik.

Insomma, con questi presupposti è chiaro che – salvo miracoli che nel calcio possono anche accadere, ma che allo stato attuale, fatichiamo davvero a intravedere – la stagione può dirsi quasi del tutto conclusa in maniera fallimentare, e con in più l’aggravante delle macerie lasciate in eredità sia da Garcia che da Mazzarri.

La tentazione di dare il benservito anche al tecnico toscano, ha la sua concreta ragion d’essere nel bottino di punti sin qui racimolati (appena 15 in 12 partite di campionato disputate con una media punti di 1,25), dalla posizione di classifica in cui attualmente si trovano gli azzurri (decimo posto in coabitazione con il Torino, mentre al momento del suo ingaggio erano quarti) e un numero di gol realizzati davvero preoccupante (appena 9) che attesta la sterilità offensiva di una squadra, che eppure dispone di un potenziale di tutto rispetto.

Mancava Osimehn, si dirà. Ed è vero. Ma da chi è tornato a Napoli annunciando ai quattro venti di aver studiato il Napoli di Spalletti, salvo poi imporre un’idea di gioco antiquata e lontana anni luce da quanto ci si è abituati a vedere negli ultimi anni, era lecito attendersi molto di più. Giova solo ricordare a mister Mazzarri che nella scorsa stagione il Napoli ha saputo fare di necessità virtù, anche quando il bomber nigeriano non era in campo, vincendo partite su partite e senza mai rinnegare la propria proposta di gioco. Contrariamente, a quel che stiamo assistendo quest’anno dove gli azzurri faticano oltre l’inverosimile, per costruire e concretizzare le azioni che producono e non sanno ciò che devono fare a causa dei continui cambi di modulo cui sono stati sottoposti, dall’arrivo di Mazzarri.

Il campo ha infatti impietosamente raccontato ben altro, con una squadra che appare spaesata in mezzo al campo, e che si affida alle sole giocate di un Kvaratskhelia (tartassato da arbitri e avversari, quale ciliegina su una torta già di per sé pessima e disgustosa) che predica nel deserto di una mediocrità che sconcerta e lascia letteralmente sbigottiti, se solo pensiamo a ciò che era il Napoli non più tardi di 12 mesi fa.

L’esonero di Mazzarri, alla luce di questi numeri così impietosi, forse è tardivo ma altresì necessario. La decisione di affidare la squadra a Francesco Calzona, che ha già collaborato negli anni scorsi con Sarri e Spalletti e che ben conosce le dinamiche dello spogliatoio azzurro, andava probabilmente presa, quando si era capito che Garcia era inadeguato. La scelta che è poi ricaduta su Mazzarri, basandosi solo su mere esternazioni che però non hanno trovato conferma dal campo, ha rappresentato un altro grosso errore commesso da De Laurentiis perché il tecnico toscano si è dimostrato totalmente inadeguato.

I tifosi sperano che il terzo allenatore che siede sulla panchina del Napoli in questa tribolata stagione, possa ricondurre gli azzurri su sentieri tattici che ben conoscono.

Calzona, che attualmente è ct della nazionale della Slovacchia, non avrebbe difficoltà a svolgere il doppio incarico. E, come suo vice, circola con insistenza il nome di Marek Hamsik che ha lasciato un bellissimo ricordo nel cuore dei supporters, per l’attaccamento alla maglia e la grande professionalità dimostrata. Quale ultimo gradito ritorno, infine, dovrebbe esserci anche quello del preparatore atletico Francesco Sinatti che Spalletti ha voluto portare con sé nella nazionale, e che ben conosce le caratteristiche dei giocatori azzurri. Ci sarebbe da superare l’ostacolo rappresentato dalla FIGC di Gravina (che ben ha tutelato quei brand che non sono certo un esempio di moralità, tutt’altro….) con la quale i rapporti sono per nulla idilliaci per la questione della penale richiesta da De Laurentiis, all’attuale commissario tecnico.

L’accordo con Calzona e il suo staff, durerebbe fino al termine della stagione, in modo da poter poi tirare le somme e capire quale percorso poi intraprendere.

Ovvero, se affidarsi a un tecnico che ricalchi – quale proposta di gioco – quella che con tanto successo hanno portato avanti prima Sarri e poi Spalletti. Oppure, se voltare definitivamente pagina e intraprendere un nuovo progetto con un allenatore (Conte o Tudor) che puntano più sulla fisicità e sull’iniziativa dei singoli, che non su una manovra avvolgente che basa la propria forza sul collettivo.

Per questo motivo, importante sarà scegliere bene in primis il Direttore Sportivo che dovrà essere in grado di architettare il mercato della società, nella prossima estate. Riteniamo imprescindibile, la riconferma di punti fermi come Kvaratskhelia e Lobotka (sempre ammesso e non concesso, che li si riesca a trattenere e con questa dirigenza non è così scontato come si può essere indotti a pensare) cui aggiungere quei calciatori che avranno meritato sul campo la riconferma, e quei nuovi che avranno davvero fame e voglia di vincere.

Dipende tutto però dalla luna di Aurelio De Laurentiis: se avrà per davvero capito gli errori macroscopici commessi in questa disgraziata stagione, facendosi da parte e lasciando spazio a chi di calcio ne sa più di lui, allora ci saranno tutti i presupposti per ripartire con rinnovate ambizioni. E con in più, la feroce voglia di riscattare ciò che è stato sbagliato in questi ultimi 8 mesi.

Se così invece non dovesse essere, il destino del Napoli sarebbe segnato verso l’appiattimento su uno standard di mediocrità, che non lascerebbe presagire davvero nulla di buono. E a poco servirebbe, lo sventolare il bilancio a posto (utile di 81 milioni e riserve accumulate ammontanti a 147 milioni di euro) se poi i risultati sul campo non saranno all’altezza delle aspettative dei principali consumatori del “prodotto” Napoli: ovvero, i tifosi!

 

Francesco Montanino


 

CALCIO NAPOLI: ANATOMIA DI UNA CRISI

 


Il Napolida schiacciasassi a squadra che adesso è l’ombra di sé stessa: se si dovesse sintetizzare in poche parole la parabola discendente del Napoli, probabilmente questo è il modo che meglio aiuta a rendere l’idea. E la cosa più assurda e paradossale, è che tutto è avvenuto nel breve volgere di poco meno di 12 mesi.

Di quella squadra capace di incantare anche l’Europa, è rimasto davvero poco o nulla: appena un anno fa, di questi tempi, fervevano i preparativi per un momento atteso ben 33 anni e che lasciava presagire l’inizio di un ciclo vincente che – a detta di alcuni – sarebbe potuto durare anche parecchio tempo.

E invece, così non è stato. Il colpevole numero uno di questo disastro porta inequivocabilmente il nome di Aurelio De Laurentiis. Il presidente – come Penelope – ha disfatto in maniera ignominiosa, una tela costruita gelosamente e con tanta pazienza, con una serie di scelte a dir poco scellerate e sciagurate.

Dapprima ha gestito in maniera sconclusionata e pasticciata, l’addio di Luciano Spalletti che aveva costruito un giocattolo meraviglioso, andando a pescare un tecnico come Rudi Garcia, lontano dal calcio che conta da diversi anni e che – sin dalla conferenza stampa di presentazione – non ha avuto quantomeno l’umiltà di guardarsi nemmeno una partita del Napoli della scorsa stagione. A ruota, l’allenatore francese ha preteso l’arrivo del preparatore atletico Rongoni che ha letteralmente stravolto la preparazione atletica dei giocatori, facendoli rendere assai meno di quanto erano abituati. E di sicuro non l’hanno poi aiutato certi suoi atteggiamenti supponenti e altezzosi non solo con chi l’a criticato, ma anche con alcuni giocatori che lo scorso anno sono stati protagonisti assoluti (Osimehn, Kvaratskhelia e Politano).

La serie di errori però non si è conclusa certo qui, ed è proseguita con la scelta del nuovo DS Meluso che ha preso il posto del partente Giuntoli, e l’arrivo – potremmo dire a scoppio ritardato – del centrale difensivo (il giovane brasiliano Natan) che ha sostituito il coreano Kim, solo ad inizio agosto.

I risultati sul campo hanno ben presto bocciato le scelte di ADL, con una squadra incapace di esprimere - se non per brevissimi sprazzi – l’immenso potenziale di cui dispone e con ambizioni che si sono via via ridimensionate. Nessuno chiedeva – né riteneva tantomeno possibile – ripetere per filo e per segno, quanto visto lo scorso anno. Ma una difesa orgogliosa e dignitosa del titolo conquistato al termine di una vera e propria cavalcata trionfale, era dovuto viste le premesse con cui si era partiti.

Nulla di tutto questo si è visto ed ecco che dopo l’inopinata sconfitta interna con l’Empoli, arriva l’esonero tardivo di Garcia. Al suo posto, sbagliando anche stavolta, viene riesumato Walter Mazzarri già sulla panchina azzurra negli anni in cui il Napoli stava iniziando a insediarsi in pianta stabile nei piani alti della classifica. In un’intervista a dir poco autoreferenziale, il tecnico toscano affermava di essere rimasto letteralmente estasiato al calcio spettacolare fatto esprimere da Spalletti.

Tanti bei propositi che però hanno ben presto fatto a pugni con la realtà del campo: peggiorata posizione di classifica (si è passati dal quarto posto occupato con 21 punti al momento in cui è stato mandato via Garcia, alla nona piazza attuale con 35 punti e una gara da recuperare con il Sassuolo), eliminazione umiliante e vergognosa dalla coppa Italia (0-4 in casa dalla neopromossa Frosinone), totale confusione tattica, atteggiamento pavido e rinunciatario (il 3-5-1-1 esibito in casa del rabberciato Milan è un insulto al buonsenso) in più di una circostanza e anche al cospetto di avversari meno dotati tecnicamente. A parziale sua scusante, va detto che quasi mai ha potuto disporre dell’organico al gran completo a causa della falcidia di infortunati e squalificati. Ma del calcio di Spalletti di cui tanto si è riempito la bocca per sponsorizzarsi e farsi bello anche davanti ai tifosi, se n’è visto davvero pochissimo.

Se poi a tutto questo ci aggiungiamo anche la pessima e approssimativa gestione dei rinnovi con Kavaratkhelia che percepisce assai poco per quello che è il suo talento, il macedone Elmas (uno dei pochi giocatori tecnici che erano ancora rimasti) ceduto come fosse un vecchio scarpone al Lipsia per 25 milioni di euro senza che sia stato adeguatamente rimpiazzato nella sessione di calciomercato di gennaio e Zielinsky e Osimehn che il prossimo anno indosseranno un’altra maglia, si capisce allora che i cocci – almeno per questa stagione – difficilmente potranno essere ricomposti.

Salvo, infatti, miracoli che non sono certo infrequenti nel calcio (anche se non sembra questo essere il caso del Napoli), la stagione è irrimediabilmente compromessa.

Certo, resta ancora la Champions League con l’affascinante doppio confronto con il Barcellona. Ma riteniamo assai difficile un cambio di rotta, stante le attuali condizioni psico-fisiche e di classifica che vedono anche il quinto posto occupato con pieno merito dal sorprendente e bellissimo Bologna di Thiago Motta (l’ultimo che potrebbe essere potenzialmente quello buono per accedere alla prossima edizione della Champions League che si annuncia quanto mai ricca e un vero e proprio toccasana per i disastrati bilanci di molti club, compresi quelli italiani) allontanarsi in maniera inesorabile e - molto difficilmente – recuperabile.

Un dato su tuti, può rendere l’idea: in tuti gli scontri con le squadre che si trovano nella prima metà della classifica, ad oggi il Napoli ha raccolto la miseria di appena 6 punti. Una vittoria (Atalanta), tre pareggi (Bologna, Milan e Lazio nel ritorno) e per il resto solo sconfitte (Lazio all’andata, Milan nel ritorno, Fiorentina, Inter, Juventus, Roma e Torino. Con uno score di appena sei gol realizzati e ben sedici incassati: numeri a dir poco imbarazzanti e degni di una squadra di centro classifica che spiegano più di qualsiasi altra cosa perché il Napoli il prossimo anno rischia di restare al di fuori non solo della Champions League ma anche – addirittura – delle coppe europee, dopo che per oltre un decennio è stato una presenza fissa.

Per poter uscire da questo vero e proprio “cul de sac” nel quale si è infilato, occorrerebbe che il presidente ADL inizi a limare alcuni lati del suo voler essere protagonista a tutti i costi, delegando le scelte migliori a chi di calcio se ne intende. Il voler dimostrare a Spalletti e Giuntoli di essere in grado di fare tutto da solo - affidandosi a persone come Garcia, Mazzarri e Giuntoli che hanno rappresentato in realtà un vero e proprio downgrade – ha presentato un conto salatissimo da pagare, che ha regalato amarezze e delusioni a una tifoseria appassionata come poche altre.

L’auspicio è che il presidente faccia un passo indietro, ammettendo con vera (e non di certo di facciata, così come recentemente fatto con quella conferenza stampa che tanto sapeva di one man show) umiltà di aver sbagliato e di ripartire da zero, facendo tesoro degli errori mostruosi commessi negli ultimi mesi.

Francesco Montanino


IL MATCH CON IL MILAN A SAN SIRO: NAPOLI PERDE SUL CAMPO MA ANCHE IN SALA STAMPA

 


Dopopartita di Milan-Napoli, 24a giornata di serie A. Dopo l’ennesima prestazione deludente degli azzurri che perdono 1-0 in casa dei rossoneri, senza quasi mai aver tirato in porta, in conferenza stampa chiedo di poter rivolgere alcune domande a mister Mazzarri, prim’ancora che l’allenatore del Napoli mettesse piede nella sala. L’addetto stampa del Napoli, Nicola Lombardo, come suo solito, dà la parola solo a quei colleghi che non hanno il coraggio di fargli domande scomode e – dopo un quesito che sicuramente non ci farà dormire la notte su Kvaratskhelia posto da una giornalista georgiana -, ecco che decide di porre fine al face-to-face con la stampa.

Faccio notare all’addetto stampa che anche io avrei gradito rivolgere alcune domande a Mazzarri e lui risponde con fare altezzoso e arrogante, prendendosi pure il lusso di fare squallide battute su quanto io poi avrei chiesto all’allenatore.

Nicola Lombardo - responsabile ufficio stampa Napoli Calcio

Ovvero, poiché lui dice di non averlo mai fatto da quando è tornato a sedere sulla panchina azzurra, se sta guardando la classifica con il quarto posto attualmente occupato dall’Atalanta che adesso dista la bellezza di sette punti, mettendo a repentaglio quello che dovrebbe essere quantomeno l’obiettivo minimo stagionale (il diritto a partecipare alla prossima edizione della Champions League). Che sarebbe quantomeno un atto dovuto da una squadra che porta uno scudetto sul petto. E che invece lo sta mortificando, grazie soprattutto alla megalomania e alla presunzione del proprio presidente.

Aurelio De Laurentis e Nicola Lombardo

Se si parte da questo presupposto, si capisce perché poi – potremmo dire a catena – vanno male sia la squadra sul campo che la comunicazione e i rapporti con quella stampa che non accetta di recitare il ruolo di scendiletto e zerbino, con le solite domande accomodanti e concilianti. Contravvenendo a quello che dovrebbe essere un sano e costruttivo contraddittorio giornalistico, con il quale magari crescere e – perché no – anche migliorarsi. Lo capiranno anche nella SSC Napoli targata Aurelio De Laurentiis? Ai posteri – come avrebbe detto Alessandro Manzoni – l’ardua sentenza…

 Francesco Montanino


VOLLEY FEMMINILE: LA UYBA STECCA E CASALMAGGIORE RINGRAZIA

 


UYBA E-WORK BUSTO ARSIZIO – TRASPORTIPESANTI CASALMAGGIORE 1-3 (19-25, 25-21, 20-25, 22-25)

UYBA E-WORK BUSTO ARSIZIO: BRACCHI 15, PIVA 11, FIELDS 9, LUALDI 8, SARTORI 14, CARLETTI 2, FROSINI 9, GIULIANI 1, ZANNONI (L), SOBOLSKA, VALKOVA, ROJAS (L) ne, BOLDINI 1, FINI. ALL.: CICHELLO

TRASPORTI PESANTI CASALMAGGIORE: PERINELLI 10, AVENIA, COLOMBO 2, LOHUIS 9, MANFREDINI 1, DE BORTOLI (L), HANCOCK 6, EDWARDS ne, FARAONE ne, OBOSSA 1, SMARZEK 23, CAGNIN 1, LEE 25. ALL.: PINTUS. 


NOTE – Spettatori: 2105. Battute punto Busto Arsizio: 6. Battute sbagliate Busto Arsizio: 7. Battute punto Casalmaggiore: 7. Battute sbagliate Casalmaggiore: 8. Durata set: 25’, 25’, 26’, 31’.

Busto Arsizio – Ancora un passo falso per la UYBA, al suo quarto k.o. consecutivo e con una situazione che adesso si complica. Se contro Novara, Pinerolo e Vallefoglia poteva tutto sommato essere messo in preventivo la sconfitta, non altrettanto si può dire con Casalmaggiore in quello che era uno scontro diretto per la salvezza e con punti in palio che valevano dunque il doppio. Le ragazze di Cichello sono apparse appannate e meno incisive rispetto alle precedenti uscite dove hanno messo in difficoltà avversarie più quotate. Non così – come accennato stasera dove solo a sprazzi sono riuscite a esprimere il proprio gioco anche per merito di una Casalmaggiore molto precisa in attacco, in cui a fare la parte del leone sono state la coppia Smarzek-Lee (48 punti in due) che hanno messo in grossa difficoltà la ricezione bustocca.

Nel primo set, partivano forte le ospiti capaci di mettere in difficoltà la difesa biancorossa che faticava e non poco ad arginare la Smarzek (2-6, e primo time-out chiamato da Cichello). Era la Sartori a suonare la carica con alcuni muri (5-8), ma la manovra della UYBA non era fluida e lineare come in altre occasioni e questo faceva il gioco di Casalmaggiore, il cui meccanismo muro-difesa funzionava alla perfezione (7-15 e altro minuto di sospensione della panchina UYBA). Fuori fase, la Bracchi che sbagliava un attacco e si faceva murare dalla Smarzek (8-18), decretando di fatto la fine del parziale. Il risveglio delle farfalle era infatti tardivo e solo al terzo tentativo le ospiti chiudevano (19-25, con muro di Lee).


Molto più equilibrato l’inizio del secondo set, ma erano la Lee e la Lohuis a permettere alle ospiti di piazzare un primo tentativo di allungo (5-9 e time-out biancorosso). La frazione sembrava ricalcare quanto visto nel set precedente ma sul 12-15, arrivava la sveglia per le padrone di casa che iniziavano ad attaccare e a difendere con maggiore intensità ed efficacia. La ritrovata precisione in battuta, permetteva alle biancorosse dapprima di riavvicinarsi e poi di mettere la freccia del sorpasso grazie alla Fields e alla ex di turno Piva che approfittavano di diversi errori in ricezione di Casalmaggiore (17-15), nel primo vantaggio del match. Nel momento topico, dopo un primo set di assoluto torpore, si destava anche la Bracchi in un finale di parziale che vedeva sugli scudi la Fields cinica e pronta ad approfittare degli sbandamenti delle giocatrici in maglia rosa. Al primo tentativo, una spettacolare difesa della Carletti faceva letteralmente esplodere il Palayamamay e ripristinava la parità (25-21).

Anche nel terzo set, almeno inizialmente, si ripeteva il canovaccio dei precedenti parziali: partenza bruciante di Casalmaggiore (2-6) e reazione stavolta immediata delle bustocche che arginavano sul nascere il tentativo di fuga delle avversarie (6-6). Si lottava punto a punto, con le due squadre che si davano battaglia su ogni pallone, così come era lecito attendersi in sede di pronostico: prima era Busto Arsizio a provare lo strappo (12-10 e time-out chiamato da Pintus); poi la scena si ribaltava con le ospiti che piazzavano un contro-break con le battute della Smarzek (12-14 e minuto di sospensione chiesto da Cichello). L’equilibrio la faceva da padrone, sino a quando un errore in attacco della Fields e un muro della Colombo non regalavano un nuovo vantaggio alle ospiti (16-19 e secondo time-out biancorosso). Ospiti che piazzavano l’allungo decisivo grazie alle solite Lee e Colombo e che si aggiudicavano il parziale al secondo tentativo con la Perinelli (20-25).



Chiamate ancora una volta a rincorrere, le farfalle – dopo il turno iniziale di battuta della Hanckok – piazzavano un micidiale break (7-3 e time-out speso da Pintus) grazie ai velenosi servizi della Boldini e a una Bracchi decisa a trascinare le sue al tie-break. Casalmaggiore però non mollava e poco alla volta, riusciva a ricucire lo strappo e addirittura a riportarsi avanti, grazie a un errore in attacco della Bracchi (12-13) che costringeva Cichello a parlarci su. Scenario che si ripeteva quando un errore in ricezione della Sartori ampliava il divario (12-15), con le casalasche che adesso avevano in mano l’inerzia psicologica del match.

Le farfalle apparivano imprecise e poco lucide e a nulla serviva il disperato tentativo di rimettere in discussione il set da parte della Giuliani e della Sartori, con quest’ultima che invadeva e decretava il successo pieno di Casalmaggiore (22-25).

Per effetto di questo risultato, la UYBA viene scavalcata in classifica al 10mo posto proprio dalle avversarie odierne che con questo successo si portano a quota 20 ponendo un tassello molto importante nella salvezza. Invariate invece le distanze con Bergamo e Cuneo (che occupa la penultima posizione), inopinatamente e clamorosamente sconfitta in casa, dal fanalino di coda Trentino che fa un bel regalo alle biancorosse impedendo alle piemontesi di rosicchiare punti, in maniera pericolosa.



Il campionato adesso si ferma, per lasciare spazio alla coppa Italia che si disputerà nel prossimo weekend. Un’occasione da sfruttare dalle farfalle che hanno bisogno di ricaricare le batterie, in vista della fase cruciale del campionato. Nel prossimo turno, ancora un impegno casalingo per le bustocche che fra due domeniche al “Palayamamay” ospiteranno Firenze in un match assolutamente da non sbagliare.

Francesco Montanino



VOLLEY A1 FEMMINILE: LA UYBA SI ILLUDE, MA CEDE AL TIE-BREAK

 

UYBA E-WORK BUSTO ARSIZIO – EUROSPIN FORD SARA PINEROLO 2-3 (25-15, 25-22, 22-25, 27-29, 6-15).

UYBA E-WORK BUSTO ARSIZIO: BRACCHI 25, PIVA 14, FIELDS 1, LUALDI 15, SARTORI 15, CARLETTI 7, FROSINI, GIULIANI 1, ZANNONI (L), SOBOLSKA 1, VALKOVA, ROJAS ne, BOLDINI ,2 FINI ne. ALL.: CICHELLO

EUROSPIN FORD SARA PINEROLO: SOROKAITE 17, COSI 7, CAMBI 6, DI MARIO (L), POLDER 3, ROSTAGNO, MORO, STORCK 2, NEMETH 22, MASON 13, AKRARI 9, UNGUREANU 9. ALL.: MARCHIARO

ARBITRI: CARETTI E CORCIONE


NOTE – Prima dell’inizio del match, osservato un minuto di raccoglimento in memoria di Gigi Riva. Spettatori: 2012. Battute punto Busto Arsizio: 5. Battute sbagliate Busto Arsizio: 10. Battute punto Pinerolo: 8. Battute sbagliate Pinerolo: 14. Durata set: 21’ 30’, 30’, 32’, 17’.

Busto Arsizio – Si risolve al tie-break la gara fra UYBA e Pinerolo, al termine di un incontro combattutissimo in cui non sono mancati lo spettacolo e i colpi di scena. La roulette russa del quinto set anche stavolta non arride alle biancorosse che hanno di che recriminare considerando che erano avanti 2-0 nel conto dei set e con un pizzico di lucidità in più nei momenti topici del terzo e del quarto parziale, probabilmente avrebbero fatto propria l’intera posta in palio. Così non è stato e il roster di Cichello si deve accontentare di un punto che quantomeno permette di muovere la classifica anche se appare chiaro che bisognerà soffrire fino all’ultima giornata per conquistare la salvezza, che è il massimo obiettivo raggiungibile per questa stagione.

La costante di questa squadra – da alcune partite a questa parte - è l’incapacità di reggere atleticamente per tutta la durata dei match, con l’aggravante – a differenza di quanto visto la scorsa settimana a Novara – di un’inerzia psicologica che stavolta era tutta dalla parte delle bustocche che adesso devono ricaricare le batterie, in vista della difficile trasferta di sabato prossimo a Pesaro, contro la Megabox Vallefoglia. Note liete invece per Pinerolo, capace di essere più forte anche del grave infortunio della Ungureanu, uscita fra le lacrime e le cui condizioni fisiche saranno valutate nelle prossime ore.

Partivano forte le farfalle che, approfittando di alcuni errori della ricezione piemontese si portavano subito sul 5-1. Le ospiti provavano a reagire, ma un ace della Sartori costringeva Marchiaro a spendere il suo primo time-out (10-5). Pinerolo provava a rifarsi sotto (13-10), ma la Bracchi e un muro della Sartori ampliavano il divario (17-11 e secondo minuto di sospensione di Pinerolo). Il cliché della gara non cambiava con le biancorosse che premevano forte sull’acceleratore, piazzando il break decisivo (20-11).  Un muro della Carletti regalava il primo set-ball della serata e un errore in attacco della Mason - per il quale gli arbitri chiamavano il video-check - permettevano a Busto Arsizio di chiudere con un eloquente 25-15.

Sempre sotto il segno del video-check si apriva il secondo set: gli arbitri erano infatti costretti a ricorrere all’ausilio tecnologico per assegnare due scambi che consentivano a Pinerolo di conquistarsi un piccolo vantaggio (2-5). Un ace della Bracchi ripristinava la parità (5-5), con le due squadre che lottavano su ogni pallone.  Due attacchi della Sorokaite e un errore della Bracchi costringevano Cichello a chiamare il minuto di sospensione (8-11): era la Lualdi a suonare la carica e a permettere addirittura il sorpasso (13-12) e anche un tentativo di allungo con un ace che si trasformava nel secondo time-out speso dalla panchina ospite (16-14). Come ampiamente prevedibile, il finale del parziale era in volata: a lanciarla era la Piva che con un muro regalava un preziosissimo +3 alle biancorosse (23-20); un millimetrico errore in battuta della Polder confermato anche dal video-check regalava tre set-point alle biancorosse. Il primo tentativo era annullato dalla Sorokaite, ma al secondo la Bracchi metteva giù il pallone che valeva il 2-0 (25-22).



Il terzo parziale iniziava con le ospiti che approfittavano di un passaggio a vuoto delle farfalle (0-4 e time-out chiamato da coach Cichello): la sveglia suonava immediata e scambio dopo scambio le farfalle ricucivano lo strappo. Sull’11-12, la Ungureanu si faceva seriamente male al ginocchio e c’era bisogno dell’intervento dei medici per soccorrere la giocatrice rumena le cui urla di dolore squarciavano il palazzetto. Il match riprendeva dopo qualche minuto di apprensione, con il pubblico che riservava un caloroso applauso alla giocatrice di Pinerolo, e con grande equilibrio sul parquet: un attacco vincente della solita Bracchi, permetteva alla UYBA di mettere il naso avanti (21-20 e secondo time-out chiamato dalla panchina piemontese), ma Pinerolo trovava la forza per piazzare l’allungo decisivo e aggiudicarsi il set con un muro della Mason (22-25) al primo tentativo.

Il quarto set iniziava sotto la stessa falsa riga del precedente, con le ospiti particolarmente decise e precise sotto rete grazie alla Nemeth e alla Sorokaite che firmavano un primo break che induceva Cichello a chiamare time-out (5-8). Le farfalle reagivano grazie alla solita Bracchi e dopo un’accompagnata della Cambi che valeva il sorpasso, il minuto di sospensione era chiamato dalla panchina ospite (13-12). L’equilibrio era il filo conduttore del match e due muri consecutivi ancora di Sorokaite e Nemeth permettevano a Pinerolo di riportarsi avanti (15-17 e secondo time-out speso da Cichello). Le ospiti ci credevano e una pipe della Nemeth sembrava indirizzare il set. C’era però da fare i conti con la reazione delle padrone di casa che con un controbreak di quattro punti di fila, rimettevano tutto in discussione (21-21 e secondo time-out chiamato da Marchiaro). Si arrivava così, anche stavolta a una volata finale dalle mille emozioni, con i vantaggi che arridevano alle piemontesi che avevano la meglio dopo ben 5 tentativi (27-29) grazie a un attacco vincente della Mason.



Senza storia il tie-break che vedeva partire forti le ospiti che, sulle ali dell’entusiasmo, piazzavano subito un break significativo approfittando anche di alcuni errori di troppo delle farfalle che accusavano il contraccolpo psicologico (1-5) e la stanchezza. Cambi e Sorokaite mettevano a terra i palloni che contavano e sul 4-10, le sorti del match erano segnate. A mettere la firma sul successo di Pinerolo, ci pensava la Nemeth con un muro e un attacco vincente (6-15), al primo tentativo utile.

Per effetto di questo risultato, come già anticipato, Busto Arsizio sale a quota 18 mentre per Pinerolo si tratta di un successo pesantissimo in chiave play-off, dal momento che le piemontesi si portano a 26 punti e consolidano le proprie ambizioni di piazzamento a immediato ridosso delle grandi del campionato.

Francesco Montanino



VOLLEY FEMMINILE: LA UYBA LOTTA, MA CONEGLIANO SI CONFERMA LA SCHIACCIASASSI DEL CAMPIONATO

  UYBA VOLLEY – IMOCO CONEGLIANO 1-3 (25-22, 20-25, 20-25, 19-25) UYBA: BRACCHI 12, FINI, PIVA 8, FIELDS, LUALDI 10, SARTORI 12, CARLETTI 4,...

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