PRO PATRIA – DARFO BOARIO 4-1 (2-0)
Pro Patria:
Mangano, Cottarelli, Marcone (57’ Scuderi), Pettarin (Mozzanica 70’), Molnar,
Zaro, Galli, Gazo (84’ Colombo), Disabato (75’ Pedone), Le Noci (Gucci 70’),
Santana. In panchina: Guadagnin, Chiarion, Arrigoni, Bortoluz. Allenatore:
Javorcic.
Darfo Boario:
Rdifi, Filippi, Mondini (83’ Filippi L.), Panatti (57’ Martinazzoli) Lucenti,
Lebran, Forlani, Muchetti, Spampatti (57’ Cruz Pereira), Lauricella (70’ Ademi),
Nibali (65’ Vaglio). In panchina: Petrisor, Fratus, Bruno, Galelli, Filippi. Allenatore: Del Prato.
Arbitro:
Angelucci, di Foligno. Collaboratori: Treve (Seregno) e Agostino (Sesto San
Giovanni)
Reti: 27’ e 35’
Disabato (PP), 50’ Santana (PP), 82’ Vaglio (D), 87’ Gucci (PP).
Note:
Giornata calda e soleggiata con temperatura superiore ai 25 gradi. Terreno di
gioco in discrete condizioni. Rec.: 1’ e 3’, Calci d’angolo: 1-6. Ammoniti:
Rdifi, Vaglio, Gucci. Espulsioni:
nessuna.
Busto Arsizio – In uno “Speroni” pieno come
da tempo non si vedeva, la Pro Patria centra il ritorno in terza serie, dopo un
purgatorio durato tre anni e diverse vicissitudini societarie. Un risultato
giunto al termine di un lungo ed avvincente testa a testa con il Rezzato,
superato sul filo di lana di un girone dilettantistico mai così equilibrato e
difficile.
Occorreva una
vittoria ai tigrotti per sigillare la promozione in Lega Pro, rendendo vano qualsiasi sforzo del Rezzato, impegnato intanto nella comoda trasferta in casa della già
retrocessa Romanese (vittoria con il
punteggio tennistico di 6-0, per la statistica e la cronaca) e così è stato. Ha
prevalso la voglia di regalare la gioia più grande ad una tifoseria che nel
recente passato ha subìto beffe atroci (finale per la serie B persa in casa
contro il Padova che ancora fa male,
da queste parti) e che ha perciò preferito in questi giorni concentrarsi senza
inutili festeggiamenti anticipati.
Grandissimo
entusiasmo all’ingresso in campo delle due formazioni con alcuni fumogeni
sparati dalla torcida biancoazzurra che comportavano un ritardo di alcuni
minuti nella battuta del calcio d’inizio. Il direttore di gara autorizzava la
partenza solo quando la piccola nebbia, che si era venuta a creare nell’area
dei rossoverdi bresciani, si era completamente dissolta.
Scontato il
tema tattico dell’incontro, con i bustocchi che per ovvie ragioni provavano a
fare la partita e gli ospiti pronti a ripartire in contropiede. La prima azione
da annotare sul taccuino era al 4’ quando Santana
si involava sulla fascia destra e scodellava un cross in area ospite che però
non trovava pronto alla deviazione di testa Le Noci. Sul prosieguo, conclusione dai 25 metri ancora di Le Noci
e palla che era larga di qualche metro. Rispondeva due minuti dopo il Darfo
Boario con un’incursione di Muchetti,
che con una seria di serpentine seminava il panico nella retroguardia bustocca.
Il pallone era poi servito all’accorrente Nibali
che appena dentro l’area però sprecava tutto, concludendo altissimo. Il gran caldo
incideva comunque sui ritmi che non erano alti, con le due squadre corte e
raccolte in uno spazio di appena 30 metri. Gli ospiti ci provavano ancora al
15’ con Forlani, ed anche stavolta
la mira era completamente sballata. Era però Zaro (fra i migliori in campo)un minuto dopo ad avere un’ottima
occasione per sbloccare il match calciando fra le braccia di Rdifi, bravo a chiudergli lo specchio
della porta.
La Pro Patria
insisteva ed era sempre il solito Santana a mettersi in mostra con un cross che
però non trovava anche stavolta nessuno pronto all’appuntamento con il gol. Era
sempre sull’out destro che nascevano le insidie per la difesa neroverde, in
evidente affanno quando i tigrotti decidevano di innescare le marce alte con le
sovrapposizioni di Zaro. Al 21’ altra conclusione pericolosa, sempre dell’ex di
Napoli e Fiorentina, con un velenoso diagonale che attraversava tutta l’area
ospite, prima di perdersi sul fondo. Il gol era nell’aria, ma arrivava in maniera
a dir poco rocambolesca. Era il 27’ quando Rdifi combinava un incredibile
pasticcio con Lucenti, perdendo il
pallone in un banale disimpegno, in un’azione degna di “Mai dire Gol”. Di ciò
ne approfittava Disabato cui bastava
toccare la sfera di quel tanto per spegnersi lemme lemme in fondo alla rete,
facendo esplodere lo “Speroni”.
Il Darfo accusava
il colpo ed era anzi la Pro Patria a colpire ancora, con Disabato che al 35’ si
incuneava in area avversaria e con un preciso diagonale trafiggeva per la
seconda volta Rdifi. Dopo il tremendo uno-due, i padroni di casa si limitavano
a controllare il gioco senza alcun problema, e così la prima frazione di gara
si concludeva senza altri grossi sussulti.
Alla ripresa
delle ostilità, le squadre si ripresentavano con gli stessi effettivi del primo
tempo. Non cambiava nemmeno il cliché della gara ed al 50’ Santana dai 20 metri
si aggiustava la palla e faceva partire una bordata sulla quale nulla poteva fare
l’estremo difensore ospite.
Era il 3-0
che mandava in visibilio i tifosi dei tigrotti e che chiudeva definitivamente
una partita che si trasformava in un lungo count-down, verso il triplice
fischio finale. A parte il consueto valzer delle sostituzioni (autentica
ovazione per il mattatore del match, Disabato), infatti, nei restanti quaranta
minuti accadeva davvero poco o nulla. Il Darfo aveva il pallino del gioco, ma
raramente si faceva vedere nei pressi dell’area dei padroni di casa che, dal
canto loro, si limitavano solo a controllare ed a far trascorrere il tempo.
Da segnalare,
in questo frangente, una conclusione velleitaria di Lauricella (67’) e la parte alta della traversa colpita da Ademi (76’), sulla quale Mangano non appariva del tutto
irreprensibile nel posizionamento.
La Pro Patria
si rilassava ulteriormente e gli ospiti cercavano, in qualche modo, almeno il
gol della bandiera. Cosa che puntualmente avveniva all’82’ quando Mondini (alla sua ultima azione, prima
di essere sostituito da Filippi) trovava
un varco sull’out sinistro e Vaglio
depositava in rete, nonostante le imprecazioni di Javorcic che chiedeva ai suoi
di non staccare la spina.
La paura di
vedere rimesso tutto in gioco, durava però solo pochi attimi. Perché a
dissipare qualsiasi tipo di timore, ci pensava il neo entrato Gucci che all’87’ dopo la più classica
delle azioni di contropiede, appena entrato in area, faceva partire una staffilata
di rara potenza e precisione che si insaccava sull’angolino basso della porta
difesa da Rdifi.
Era in
pratica l’ultima emozione del match che, dopo i tre minuti accordati
dall’ottimo Angelucci, vedeva i
giocatori biancoazzurri festeggiare davanti ai propri tifosi la tanto agognata
promozione.
Francesco Montanino
Interviste:
Busto Arsizio – In sala stampa, il sorriso
a trentadue denti di mister Javorcic
dava il via alle consuete dichiarazioni post-partita, mentre fuori non si
placavano le scene di gioia e di giubilo dei tifosi che affollavano ancora lo
stadio nonostante il fischio finale fosse già stato abbondantemente decretato
da un pezzo. “È stata la nostra giornata
– esordiva visibilmente emozionato il tecnico croato -, così come la immaginavo e sognavo, realizzando un miracolo che dedico
personalmente alla mia famiglia. Il più grande motivo di orgoglio è l’enorme
sentimento dimostrato da questa piazza che ha sofferto tantissimo in questi
anni e ritrovare in questi ragazzi i veri valori dello sport è stato il fattore
che ha riportato la gente allo stadio. I meriti sono del presidente che ci ha
sempre creduto e del direttore sportivo che ha scelto questi uomini, in
silenzio. Orgoglioso di far parte di questo straordinario ed eccezionale gruppo
di lavoro, partendo dal magazziniere per finire al segretario, passando ripeto per
ragazzi meravigliosi che hanno sempre dato tutto in campo. Ho notato un
grandissimo senso di appartenenza e di amore in questa piazza perché delusa
dall’abbandono di chi invece dovrebbe stargli più vicino. Abbiamo vissuto dei
momenti davvero emozionanti, anche se il momento calcisticamente più bello è
stato - potrà apparire paradossale - quello in cui abbiamo perso due partite
giocate alla grande come quelle con il Rezzato e la Pergolettese. Questo per
evidenziare come ci tenga al gioco offensivo, coerentemente con le mie idee.
Che ci hanno permesso di ottenere risultati che i nostri avversari non sono
riusciti ad eguagliare, compreso il Rezzato che ci ha dato filo da torcere fino
all’ultimo, trovando però chi è stato più forte. Sono sempre stato convinto
della nostra organizzazione di gioco, con cui abbiamo lanciato dei segnali
importanti al campionato. Abbiamo lavorato duramente giorno dopo giorno, stando
bene attenti a non dissipare le energie. Ed a costruire questo risultato, anche
con piccoli passi come il pareggio ottenuto a Ciserano giocando in 10. Nessuno
ha lavorato come noi, con testa bassa e grande orgoglio. Scudetto dei
dilettanti? Per ora pensiamo solo a festeggiare, poi ci penseremo….”
A far
compagnia a mister Javorcic, c’era Giacomo
Pettarin anch’esso visibilmente felice: “Siamo
stati bravissimi a non mollare ed a crederci sempre, meritandoci questo
risultato perché abbiamo espresso un calcio propositivo. Questo è stato un
gruppo compatto che senza l’amalgama non sarebbe riuscito a vincere un
campionato del genere. E per esperienza personale, posso dire che tale costante
è sempre stata presente anche nelle altre piazze dove ho ottenuto la promozione.
Adesso ci cimenteremo con le squadre dilettantistiche più forti della penisola,
e per noi sarà ulteriore motivo di orgoglio. In queste categorie, è sempre
difficile emergere e quando alla fine riesci a vincere la soddisfazione è
enorme. Quando ho scelto di venire a Busto Arsizio, mi ha colpito la serietà
del direttore e le ambizioni di questa piazza e di questa società che avevano
la voglia di fare qualcosa di speciale”.
Letteralmente
consumata dallo stress e dalla tensione la presidente Patrizia Testa, per la quale questo risultato ha assunto un
significato particolare. “Sono arrivata a
questo giorno - affermava - , non
dormendo per un’intera settimana ma con la coscienza a posto perché avevamo
fatto tutto ciò che era necessario. Il mio primo pensiero oggi è andato a mio
padre che è sempre stato un grande lavoratore ed è una vittoria che è stata
ottenuta grazie al lavoro prezioso di Sandro Turotti. Da bustocca, la
principale motivazione è stata quello di fare qualcosa di concreto anche se già
penso al domani perché creare e poi non mantenere, non è positivo. Penso già al
futuro ed in tal senso sono aperta a tutte le soluzioni, anche se non potrà mai
entrare a far parte di questa società chi in passato mi ha lasciato da sola. Si
è trattata di una vittoria ottenuta sul campo ed al cospetto di avversari che
contro di noi hanno sempre dato il massimo. Un ringraziamento in particolare lo
devo al presidente della Yamamay Pirola che ci ha aiutato e non poco in questa
lunga ed estenuante stagione”.
F.M.
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