“RICOMINCIO DA TE”: UN VIAGGIO NELLA MEMORIA LUNGO QUASI 40 ANNI

 

Un viaggio nel tempo, fatto di ricordi custoditi nel cuore di chi - in quegli anni - viveva la magia del periodo adolescenziale e che oggi li racconta, con la voce dell’esperienza. Essere tifosi del Napoli, del resto, è sempre stato uno stato dell’anima. E così non si può non provare una grande emozione, man mano che si scorrono e si leggono le pagine dell’ultima fatica editoriale, del collega Maurizio Zaccone che, con un encomiabile lavoro di ricostruzione giornalistica, ha raccontato sensazioni e stati d’animo di un periodo storico che nessuno ha rimosso dalla propria memoria.

“Ricomincio da te”, non è - come il titolo del libro potrebbe facilmente lasciare immaginare - un semplice gioco di parole che in qualche modo intende rievocare uno dei capolavori d’interpretazione cinematografica dell’indimenticato Massimo Troisi, giocando sul “te” invece che sul “tre”. Quanto, piuttosto, un racconto lungo quasi 40 anni di chi ha vissuto l’epoca degli scudetti. In contesti e in epoche diverse, ma sempre con il minimo comune denominatore di una passione mai sopita e abbandonata in una Napoli così uguale ma anche, per certi aspetti, così diversa.


Dapprima,
  con gli occhi disincantati di un ragazzino che agli albori degli anni ‘80 viveva in una Napoli che portava dentro e fuori (sotto forma di una ricostruzione mai avvenuta, e di una mancata occasione di sviluppo che ha solo alimentato clientele e carrozzoni assistenzialistici) ancora ben visibili le cicatrici del terribile terremoto del 23 novembre 1980, ed era martoriata dalle cronache quotidiane che parlavano di una sanguinosa e spietata guerra di camorra in atto, che si combatteva nei propri quartieri.

A quei tempi non esistevano i social, le pay-tv, e la possibilità di avere notizie in tempo reale, così come invece accade oggi. Le figurine della Panini con le quali riempivamo gli album con le foto dei nostri beniamini, le partite di calcio organizzate in campetti improvvisati e improbabili dove si poteva vincere anche segnando l’ultimo gol dopo esserci divertiti e lasciati andare anche per più di un’ora e mezza: la settimana e – quando c’erano la Coppa dei Campioni, la Coppa delle Coppe e la Coppa UEFA – i giorni che ci separavano da una partita all’altra, erano scanditi da quelli che per la generazione di chi scrive, erano momenti di assoluto divertimento e condivisione da trascorrere e godere con gli amici dell’adolescenza.

Gli articoli delle grandi firme del giornalismo napoletano come Pacileo o Carratelli che riempivano le pagine de “Il Mattino” avidamente letti, consumati e poi ritagliati soprattutto il giorno dopo la partita. La mitica radiolina che ci accompagnava in pomeriggi dove chi non riusciva ad andare allo stadio per scelta o perché costretto, consumava un rito dove per un’ora e mezza abbondanti si era in spasmodica attesa della voce del radiocronista che raccontava del gol del Napoli, sino al momento in cui arrivava l’attesissimo momento delle immagini dei gol trasmesse dalla RAI nella leggendaria trasmissione “90’ minuto” nella quale i collegamenti e i commenti dai campi delle partite diventavano un altro momento che rendeva memorabile e meravigliosa la domenica. Soprattutto dopo una vittoria degli azzurri e l’adrenalina saliva perché non vedevi l’ora di vedere le immagini di quei gol che avevi soltanto potuto immaginare dietro le voci – quando la partita del Napoli era la più importante della giornata di campionato - di Enrico Ameri o di Sandro Ciotti….


Scorrono davanti ai propri occhi, nella mente e nel cuore di chi consuma quasi leggendo un pezzo della propria storia vissuta, le pagine di questo libro - in un crescente rossiniano di emozioni - i ricordi bellissimi di un tempo che riaffiora e riemerge in maniera prepotente, in chi oggi ha 50 anni e vuole raccontare e rendere partecipi chi di quegli anni ha ricordi assai vaghi e sfocati o non li ha vissuti proprio, magari perché non era ancora nato.

Il tutto, con gli occhi di chi - con l’arricchimento dell’esperienza e della maturità - può testimoniare al ragazzino e all’adolescente di oggi, cosa è stato, cosa rappresenta e cosa potrà per sempre significare, vincere uno scudetto in una realtà, da sempre, particolare e - per certi aspetti - contraddittoria qual è Napoli.

Il viaggio nel tempo però continua, con la festa indimenticabile del primo scudetto: un Capodanno (anticipato o ritardato, a seconda dei punti di vista) vissuto nel cuore della primavera del 1987 in una Napoli vestita ovunque a festa e capace di dare un’immagine di se’ ben diversa e lontana, dai facili stereotipi che certi ambienti e stampa nordisti erano pronti ad affibbiarle, anche in un momento di grande gioia ed entusiasmo. Poi la delusione della stagione 1987/88, con il bis che sembrava essere – a un certo punto – ormai cosa fatta e che invece svanì in un finale di stagione, semplicemente da incubo con un solo punto raccolto nelle ultime cinque giornate di campionato che permise al Milan di Sacchi e degli olandesi di vincere lo scudetto, con lo scontro diretto vinto al “San Paolo” per 3-2 dai rossoneri, fra gli sportivissimi applausi dei tifosi azzurri.



Illazioni senza fondamento, hanno sempre accompagnato gli ultimi momenti di quella stagione con le accuse (per la verità, mai provate) di un forte coinvolgimento della camorra che avrebbe fatto pressioni sulla squadra perché all’epoca – giova ricordarlo - le scommesse erano vietate e nel Totonero, il secondo scudetto consecutivo del Napoli era stato puntato da tutti e avrebbe dunque comportato un pesante esborso economico per quell’organizzazione criminale.

O magari le voci (anche queste mia comprovate dai fatti) che parlavano di un possibile intreccio politico ed affaristico fra gli allora presidenti Berlusconi e Ferlaino, con l’ingegnere che – secondo alcuni – avrebbe partecipato agli appalti per la costruzione del quartiere Milano2, a Segrate, con il beneplacito del defunto Cavaliere.

Caduta e riscatto, però, da sempre accompagnano la nostra vita. Ed è così anche per le sorti degli azzurri che – smaltite le scorie di quella tormentata stagione – avrebbero poi aperto un nuovo ciclo, con il trionfo in Coppa UEFA nel 1989 e il secondo scudetto nel 1990, conquistato al termine di un appassionante testa a testa ancora contro la corazzata rossonera di Sacchi, puntellata dai fuoriclasse olandesi Gullit, Van Basten e Rijkaard.

Terminata l’epopea maradoniana arrivava poi lento, ma inesorabile il declino con l’onta della retrocessione in B nella stagione 1997/98 con appena 14 punti e l’ultimo posto in classifica, e il dramma del fallimento nel 2004 da cui ha poi avuto inizio, dalla terza serie, il nuovo corso targato Aurelio De Laurentiis. Quello che, dopo aver riportato il Napoli nel calcio che conta nel 2007 ha gettato le basi – anno dopo anno – e con pazienza certosina, per il trionfo dello scorso 4 maggio che ha fatto esplodere di nuovo una gioia che – dopo la vergogna dello scudetto consegnato dagli arbitri alla solita Juventus nel 2017 – sembrava davvero non poter essere più vissuta e assaporata.



Al club Napoli “Bergamo Azzurra”, in occasione della presentazione di “Ricomincio da te”, Zaccone ha raccontato alcuni aneddoti di quegli anni, evidenziando come “lo scudetto del Napoli, assume delle caratteristiche identitarie, che non si riscontrano in nessuna parte del mondo. L’identita napoletana non muore mai ed è viva ieri come oggi, se pensiamo che chi nasce tifoso del Napoli segue questa squadra, nel bene come nel male, per tutta la sua vita. Il sentimento di appartenenza e stretta simbiosi esistente fra la squadra del Napoli e i suoi tifosi, va ben oltre il concetto di tifo, come qualcuno potrebbe intenderlo, in maniera superficiale. I napoletani – a dispetto dei soliti pregiudizi, provenienti anche da certa stampa cittadina – hanno dimostrato sempre grande maturità e consapevolezza. Smentendo i soliti stereotipi e luoghi comuni raccontati su Napoli, che qualcuno ha sempre avuto interesse a tenere vivi, al solo scopo di descriverli come perdenti e mai capaci di vincere. Il napoletano – nella storia – è stato dominato, pensando alle culture che nel corso dei secoli si sono alternate nel nostro territorio. Ma mai domato, perché ha sempre avuto il forte desiderio di vincere e andare oltre le difficoltà”.

Hanno partecipato alla serata quali ospiti, gli ex calciatori azzurri Beppe Savoldi e Oscar Magoni che hanno indossato la maglia del Napoli rispettivamente alla fine degli anni ’70 e ’90, e non sono mancati momento particolarmente intensi ed emozionanti, quando è stato proiettato un video inedito della leggenda Diego Armando Maradona.

Francesco Montanino

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